lunedì 24 febbraio 2014

Extinction will take it slow

Danger

Luci di emergenza: ON

Stroboscopìe bluastre che non indicano via d'uscita: non ce ne sono.
Ultimi baluardi di controllo: OFF

Il mondo è ridotto ad un bunker bianco, quattro mura slavate, dove rinchiudersi in attesa dell'ultimo giorno. I segnali c'erano, già da tempo. Inquinamento, cicloni, eclissi, frammenti di un puzzle che oggi prende forma.

Il momento è arrivato, pregasi sgombrare la Terra. Il deperimento è lento, inesorabile. Serve un'accelerata. Pregasi premere il gas. Portare all'estremo la reazione, per evitare la nostalgia.
L'estinzione è un processo che parte quando una cosa si crea. Una stella nasce e brucia fino all'esaurimento, una vita si genera e comincia il suo decadimento, una canzone inizia e da allora, ogni secondo sarà  un passo verso la conclusione.
Verso l'estinzione appunto.

Quando arrivano i terremoti, la malattia, le onde sonore, sferzano l'aria come echi elettronici, vampate di fuoco e gelo, e pulviscolo celeste. La razza umana è allo stremo. Ciclico, torna il tempo tribale della danza per la sopravvivenza. Tornano le origini della specie, come flash ultrarapidi di una vita, un attimo prima di schiantarsi al suolo.

La fine della specie è vicina, non resta che adattarsi, ancora una volta. Possiamo rallentare adesso. Per ricominciare da capo, per ripartire da zero, c'è ancora tempo. Extinction will take it slow.

C'è ancora tempo, per una canzone.






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